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Museo di Fisica F. Cicognini  Il Catalogo  I Costruttori di Strumenti Scientifici dell'Ottocento

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Le Antiche Collezioni del Liceo Classico di Prato

I Costruttori di Strumenti Scientifici dell'Ottocento


La figura del costruttore scientifico è stata molto rivalutata in questi ultimi anni. Mentre in passato il costruttore veniva spesso considerato un semplice esecutore meccanico, attualmente appare in una luce diversa, con doti autonome di progettazione all'interno di un programma di ricerca scientifica e tecnologica. In realtà fin dall'inizio del Settecento tale era, in Inghilterra, la considerazione in cui erano tenuti i costruttori, spesso membri della Royal Society e sempre stimati dalla comunità scientifica. Dalla fine del Settecento in poi l'interazione tra scienziati e costruttori fu particolarmente stretta non solo in Inghilterra, ma anche in altri paesi europei, specialmente in Francia, durante e dopo la Rivoluzione, e successivamente in Germania. Da questi presupposti nacque in quei paesi un'importante industria per la produzione di apparecchi scientifici e didattici, che alla fine dell'Ottocento aveva raggiunto dimensioni considerevoli. L'industria di precisione francese e le sue ramificazioni nel campo della didattica ebbero il massimo splendore tra i primi anni dell'Ottocento, a seguito delle profonde trasformazioni prodotte dalla Rivoluzione, e la fine del secolo (1870-80). Tutti gli istituti scolastici italiani, attivi in quel periodo, possiedono strumenti prodotti negli ateliers Pixii, Ruhmkorff, Deleuil, Salleron, Lerebours et Sécretan, Koenig, Soleil, Dubosq. Froment, per citare soltanto alcuni dei più importanti. Gli strumenti francesi si caratterizzavano sia per la bellezza e l'eleganza della forma, sia per l'accuratezza della progettazione. I libri scolastici dell'epoca, per esempio il Ganot, il Daguin ed il Boutan et D'Almeida, sono ricchissimi di illustrazioni prese dai cataloghi dei costruttori nazionali.
L'industria degli strumenti didattici tedeschi progredì invece molto più lentamente. Agli inizi dell'Ottocento si affermarono in Baviera specialmente i costruttori di strumenti astronomici, geodetici e topografici. I nomi che si devono associare al fiorire delle officine bavaresi sono quelli di Joseph Fraunhofer, Georg von Reichenbach, Joseph Liebherr e Traugott Lebrecht Ertel, cui seguirono poco dopo Bamberg, Merz, Repsold e Zeiss. In tal modo l'industria di precisione tedesca si affermò e si contrappose con successo a quella inglese e francese, raggiungendo grandi risultati in particolare nel campo dell'ottica.
Nella seconda metà dell'Ottocento anche gli strumenti didattici tedeschi si sparsero per tutta l'Italia, conquistando il mercato. Le ditte tedesche, specialmente Leybold, Max Kohl, Ernecke, Hartmann & Braun, producevano strumenti di buona precisione, progettati da famosi insegnanti e descritti in cataloghi illustratissimi. Ai testi francesi si sostituirono quelli tedeschi, per esempio il Müller-Pouillet, il Wiedemann-Ebert ed il Weinhold. Così agli inizi del Novecento si avevano a disposizione negli istituti di istruzione secondaria ricche collezioni di strumenti di fisica, molto aggiornate e complete, che i governanti dell'epoca avevano fatto acquistare fino dal 1870 nella speranza di ripianare i forti squilibri didattici, evidenziatisi nelle varie regioni italiane subito dopo la raggiunta unità nazionale.
Per quanto riguarda i costruttori italiani la situazione era molto differente da quella europea. Spesso sprovvisti delle conoscenze scientifiche indispensabili e privi dei mezzi economici necessari i costruttori italiani erano quasi sempre dei semplici artigiani che operavano per un modesto mercato locale. Nella prima metà dell'Ottocento l'unico vero costruttore di livello europeo fu Giovanni Battista Amici, dal 1831 professore di astronomia presso l'Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze. Amici, di cui parleremo in seguito, costruì microscopi catadiottrici, cannocchiali acromatici, telescopi, teodoliti e camere lucide di ottima fattura e di concezioni innovative. La sua produzione tuttavia, anche se di qualità e fama europea, non poté espandersi oltre certi limiti restando quantitativamente limitata.
Bisognò attendere la seconda metà dell'Ottocento per veder partire anche in Italia una buona produzione industriale di strumenti scientifici. Essa restò comunque, salvo poche eccezioni, confinata in ambito nazionale. Le ditte più importanti, il Tecnomasio Italiano, La Filotecnica e la Officina Galileo, nacquero quasi contemporaneamente, le prime due a Milano, la terza a Firenze, tra il 1864 ed il 1866.
I fondatori del Tecnomasio Italiano, officina di ottica e di meccanica di precisione, furono Carlo Dell'Acqua, meccanico del Collegio di Sant'Alessandro in Milano (l'attuale liceo Cesare Beccaria) e, dal 1859, meccanico della Specola dell'Osservatorio Astronomico di Brera, Luigi Longoni, dottore in matematica ed ingegnere civile e meccanico, insegnante nel Politecnico, ed Alessandro Duroni, ottico e fotografo. Nel 1864 la ditta aveva sede in via del Foppone, nel 1866 si sostò in via della Pace mentre i depositi erano presso il negozio di Duroni, in corso Vittorio Emanuele 13. La produzione di strumentazione didattica del Tecnomasio Italiano fu di ottima qualità e spesso originale, tuttavia assai limitata nel tempo. Nel 1871 diventò direttore della ditta l'ingegnere Bartolomeo Cabella che la trasformò da stimata ditta produttrice di strumenti di precisione in protagonista dell'industria elettromeccanica nazionale.
Il progetto di fondazione del Tecnomasio Italiano fu incoraggiato nel 1863 dal celebre ottico e topografo piemontese Ignazio Porro (1801-1875) che presto si ritirò fondando poco dopo (nel 1865) la Filotecnica (in seguito Filotecnica Salmoiraghi), officina specializzata nella costruzione di apparecchi topografici, geodetici ed astronomici. Nel 1876 Angelo Salmoiraghi (1847-1939) divenne l'unico proprietario della ditta, che guidò con successo fino alla morte.
La più celebre ditta italiana di strumenti didattici e scientifici è stata senz'altro l'Officina Galileo, nata a Firenze per interessamento dell'astronomo Giovanni Battista Donati (1826-1873), successore di Amici alla direzione dell'Osservatorio fiorentino. Il Donati riunì le maestranze che avevano lavorato per l'Amici in una piccola officina di meccanica di precisione e di ottica diretta da Giuseppe Poggiali. Grazie anche all'aiuto economico di due facoltosi fiorentini, A. Vegni e Gustavo Uzielli, l'Officina Galileo si stabilì verso il 1870 nella sede delle "Cure" e, diversi anni dopo, all'inizio del secolo, nella zona industriale di Careggi. Nel 1873 l'Officina riportò la prima onorificenza all'Esposizione Internazionale di Vienna, nel 1896 passò in mano all'ingegnere Giulio Martinez finché nel 1907 si trasformò in società anonima sotto la direzione del professor Luigi Pasqualini. Essa allora contava circa 200 operai ma era già nota nel mondo per l'eccellenza dei suoi prodotti, periscopi, proiettori ad arco, strumenti topografici, bilance di precisione ed apparecchi per
Degli altri costruttori italiani ci limiteremo a fornire una sintetica lista di quelli che operarono fuori della Toscana, mentre una presentazione più articolata sarà sviluppata per i costruttori toscani.
In Piemonte, oltre ad Ignazio Porro, che lavorò prevalentemente a Parigi, la figure di maggior spicco furono i Jest, una dinastia di "meccanici" che per quasi un secolo operò per l'Università di Torino, di Genova e di Cagliari. Capostipite fu Enrico Federico nato a Couvet in Svizzera nel 1787, al quale seguì il figlio Carlo Alessandro, morto a Torino nel 1900. Oltre ai Jest sono da ricordare Carlo Barbanti, costruttore di strumenti topografici, gli Allemano, successori di Barbanti e, verso la fine dell'Ottocento, Andrea Cesare Zambelli.
A Milano furono attivi Carlo Grindel, meccanico della Specola di Brera, suo figlio Francesco, che ne prese il posto, il già ricordato Carlo Dell'Acqua, il canonico Angelo Maria Bellani (1786-1852), noto per i suoi termometri, il barnabita Giovanni Cavalleri ed, alla fine del secolo, Emilio Balzarini, specializzato in strumenti medicali, e Francesco Koristka, di origine polacca, famoso per i suoi strumenti ottici.
A Padova Giovanni Battista Rodella, meccanico della Specola tra Settecento ed Ottocento, ebbe numerosi allievi, tra cui il Tessarolo e lo Stefani, suo successore. Allo Stefani seguì Paolo Rocchetti ed, alla fine dell'Ottocento, Giuseppe Cavignato.
A Piacenza lavorò Ulisse Fioruzzi (1808-1882) a Modena Giuseppe Vecchi (1784-1846) e Gaetano Rughi, uno dei costruttori dello scienziato Leopoldo Nobili, a Venezia, sempre nella prima metà dell'Ottocento, Francesco Cobres, meccanico del liceo Foscarini.
A Bologna furono attivi i Franchini e Sebastiano Zavaglia, direttore del gabinetto Aldini tra il 1863 ed il 1869, ad Urbino Achille Scateni, a Roma Giacomo Lusverg ed i fratelli Brassart ; infine nel regno di Napoli la fiorente attività dei costruttori è associata tra gli altri ai nomi di Saverio Gargiulo, Bonaventura e Giovanni Bandieri, Gaetano Spano e Filippo de Palma.

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