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Museo di Fisica F. Cicognini  Il catalogo  I Costruttori Toscani

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Le Antiche Collezioni del Liceo Classico di Prato

I Costruttori Toscani



Senza dubbio il piccolo nucleo di costruttori che lavoravano a Firenze agli inizi dell'Ottocento gravitava intorno alle due istituzioni scientifiche più importanti della città, l'Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale e l'Osservatorio Ximeniano. Più che di costruttori si trattava di fedeli esecutori o riproduttori di strumenti già progettati, niente di paragonabile ai costruttori europei dell'epoca. Tra gli strumenti che, come dice Leonardo Ximenes, fondatore dell'Osservatorio che porta il suo nome, "acquistano lo stesso merito e valore degli strumenti stranieri", vi erano quelli di Giovanni Renard, l'orologiaio che dalla nativa Luneville aveva seguito la dinastia dei Lorena e proprio in Firenze era diventato il costruttore prediletto dello scienziato trapanese. Dopo di lui non si ebbero per diversi anni personalità di valore. Per registrare un netto progresso occorre attendere fino al 1830. In quell'anno infatti giunse a Firenze, chiamatovi da Leopoldo di Lorena sulla cattedra di Astronomia del Museo Imperiale, il modenese Giovanni Battista Amici, costruttore di strumenti ottici ed insigne naturalista. La "chiamata" non era probabilmente mirata alle sorti dell'astronomia fiorentina, bensì un espediente per far nascere presso il Museo di Fisica e di Storia Naturale un'attività tecnologica di ampio respiro. Doveva essere infatti ben chiara a Leopoldo di Toscana, di cui il Museo era patrimonio personale, la difficoltà di fare affermare solidamente un'officina scientifica, e quindi porre le basi di una tradizione tecnologica, senza la presenza di un persona che univa salde conoscenze scientifiche e provata abilità costruttiva.
Nel caso dell'Amici, egli ebbe in uso alcuni ambienti (ex botteghe e stalle) al piano terra delle "case di Bini", in cui era alloggiato il Museo. Qui l'Amici costituì un'officina di strumenti ottici di precisione con le maestranze che portò seco da Modena. Per oltre trent'anni l'officina dell'Amici produsse strumenti di alto livello tecnologico e nel contempo servì come scuola di arti e mestieri per generazioni di tecnici e operai. Come si è già detto, proprio da esse ebbe origine, qualche anno dopo la morte dell'Amici (1863), l'Officina Galileo a conferma del fatto che la necessaria premessa alla realizzazione di un'attività industriale importante è la preparazione di un'adeguata base tecnologica.
Del resto anche la venuta a Firenze, nel 1832, di un altro celebre modenese, il fisico Leopoldo Nobili, oltre a risollevare il prestigio dell'Imperiale e Regio Museo di Fisica e Storia Naturale, poteva porre rimedio con efficacia all'arretratezza dell'industria locale di strumenti scientifici. Il Nobili era un eccellente progettista di apparecchi di fisica. I suoi galvanometri in particolare hanno rappresentato per molti anni gli strumenti più sofisticati per rivelare le correnti elettriche. Purtroppo la sua morte prematura, nel 1835, impedì la crescita di un'attività strumentaria duratura e di ampie dimensioni.
Nonostante tutto si può affermare che Firenze verso la metà dell'Ottocento è una delle capitali italiane dell'artigianato e della meccanica degli strumenti scientifici. Conviene perciò dare un rapido sguardo d'insieme per osservare gli attori ed i comprimari che si stanno muovendo sulla scena.
Davanti a tutti c'è Corrado Wolf, originario di Norimberga, dal 1832 al 1835 costruttore prediletto di Leopoldo Nobili, da sempre costruttore dei padri scolopi dell'Osservatorio Ximeniano. Membro dell'Accademia dei Georgofili, è uno dei pochi costruttori italiani a livello europeo. I suoi apparecchi si possono osservare al liceo classico Cicognini di Prato (un galvanoscopio orizzontale), all'Osservatorio Ximeniano (una livella, un cannocchiale costruito verso il 1860 per p. Giovanni Antonelli, una livella del 1840 per p. Eusebio Giorgi), al vecchio Gabinetto di Fisica della Facoltà di Farmacia di Urbino (una calamita scintillante semplice ed una bellissima pompa a vuoto con rubinetto Babinet), al Museo degli Strumenti Antichi del Dipartimento di Fisica di Genova (un polariscopio a riflessione di Malus), all'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze (le calamite coniugate), e specialmente al liceo Machiavelli di Lucca (le calamite coniugate del Nobili del 1835 e l'accendilume elettromagnetico del Nobili del 1838, oltre ad un galvanometro del Nobili per le correnti discontinue ed un elettroscopio condensatore la cui attribuzione però non è del tutto certa). Trent'anni dopo i primi lavori con Leopoldo Nobili, Pietro Blaserna, giovane e già celebre professore di fisica, che nel 1862 tenne l'insegnamento di fisica presso l'Istituto Superiore degli Studi di Firenze, gli commissiona lavori per 400 franchi (nota del 30 settembre 1862). Due anni più tardi il professore Luigi Magrini, chiamato nel 1863 a ricoprire la cattedra di Fisica presso l'Istituto Superiore degli Studi, in una lettera indirizzata al marchese Cosimo Ridolfi chiede di assumere presso l'officina meccanica del reale Museo il signor Angelo Poggiali, "abilissimo nell'arte sua, molto assiduo nel lavoro e d'indole mitissima". Così termina la lettera del Magrini : "Ricevetti queste informazioni dal Sig. Wolf, cui duole assaissimo di perdere un artefice sì valente". Apprendiamo dunque che il Wolf nel 1864 aveva una sua officina ed era molto stimato dal direttore del Gabinetto di Fisica. Le ultime notizie su Corrado Wolf le troviamo nell' "Annuario commerciale ed industriale della città e provincia di Firenze" del 1869, che riporta l'indirizzo della sua officina : via dei Serragli 51, Firenze.
Il nome di Angelo Poggiali ricorre più volte nella corrispondenza di Luigi Magrini. In una lettera del 24 ottobre 1865, indirizzata al prof. Carlo Matteucci, nuovo direttore del R. Museo di Fisica e Storia Naturale il Magrini spende parole di stima per il suo meccanico e ne giustifica anche l'attività fuori dell'orario di lavoro. D'altra parte i pochi apparecchi che ci sono pervenuti di Angelo Poggiali confermano il giudizio del Magrini. Essi sono : un elettrometro di Mascart conservato al Liceo Dante di Firenze, un microscopio chimico costruito per Filippo Pacini, conservato all'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, infine un altro microscopio per Filippo Pacini che si trova all'Istituto Salvemini di Firenze. Non sappiamo se, dopo la morte del Magrini, l'allievo di Corrado Wolf, premiato all'Esposizione Italiana di Firenze del 1861, abbia avuto ancora possibilità di lavorare nell' "officina dei metalli" fuori orario di lavoro. Ha tuttavia continuato a lavorare nel Gabinetto di Fisica.
E' interessante porre ancora l'attenzione sulla successiva lettera di Luigi Magrini a Carlo Matteucci, in data 3 giugno 1866, laddove si legge : "V.S. Illmo da un altro rapporto del 24 ottobre 1865 può rilevare quanto lavoro utile siasi fatto nell'officina medesima a vantaggio non solo della fisica, ma anche delle altre cattedre e quanto maggiore se ne potrebbe ritrarre, qualora all'attuale pessimo artefice Gori (che meriterebbe di essere giubilato) se ne sostituisse uno più attivo".
L'artigiano di cui parla il Magrini è Galgano Gori, ultimo esponente di una dinastia di costruttori. In realtà il vecchio meccanico dell'officina del Museo non era un pessimo artefice ; più verosimilmente non si sarà adeguato ai nuovo ritmi che l'attivo Magrini, venuto dal liceo di Porta Nuova di Milano, voleva imporre al Gabinetto di Fisica del Museo. Galgano era figlio di Felice Gori ( ?-1846), meccanico dell'Imperiale Regio Museo, che a sua volta aveva imparato il mestiere dal padre Ignazio ( ?-1807). L'officina di Felice Gori si trovava nel 1789 in piazza Pitti. Si sa che egli lavorava per i padri scolopi dell'Osservatorio Ximeniano, i quali gli commissionavano le tavolette per le loro misurazioni topografiche. In particolare nel 1810 il direttore Del Ricco gli affidò l'incarico di un grande equatoriale. Per vari motivi, essenzialmente finanziari, l'equatoriale non venne realizzato. Tuttavia della sua attività presso lo Ximeniano resta la divisione della scala del quadrante mobile di Leonardo Ximenes ed una bussola magnetica su base di marmo entro una scatola di legno provvista di nonio. Altri strumenti si trovano sempre a Firenze presso l'Istituto e Museo di Storia della Scienza.
Del figlio Galgano sappiamo che nel 1832 divenne socio dell'Accademia di Arti e Manifatture e poco dopo successe al padre come macchinista del Museo di Fisica. Presso il Dipartimento di Fisica di Firenze si conservano una bussola di inclinazione del 1837 ; del 1846 è un suo barometro portatile con micrometro a cremagliera fatto per G.B. Amici ed attualmente conservato al Museo di Storia della Scienza. Infine un suo igrometro a capello di ottone del 1866 si trova presso il liceo Cicognini di Prato ed i suoi disegni di macchine presso l'Istituto Salvemini di Firenze. Nella Gazzetta di Firenze, anno 1842, n° 67, p. 4, si dà notizia di un suo termometro metallico. Sull'argomento così riporta il Pistolesi (Monografia, n°151) : "Il Sig. Galgano Gori dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze nell'anno accademico 1841-42 ha presentato un termometro metallico completo, il quale ha una spira d'argento e di platino, ed è paragonabile a quello a mercurio, accennando che egli ha la sua maniera di costruire delle spire perfette".
Altro costruttore di rilievo è Giustino Paggi. Il Paggi si trova citato una prima volta il 5 agosto 1855 in una comunicazione presentata all'Accademia dei Georgofili da Emilio Bechi e Givanni Antonelli : "Rapporto intorno ai termometrografi del Sig. Giustino Paggi", dove vengono discussi alcuni suoi termometri a massima e minima che, come dicono gli autori, risultano poco costosi, utilissimi e più esatti di quelli di Rutherford e di Walferdin. Nel 1856, il 29 giugno, il Paggi diventa socio dell'Accademia di Arti e Manifatture di Firenze. E' uno dei costruttori preferiti dei padri scolopi dell'Osservatorio Ximeniano. Una nota del 1887 di p. Giovannozzi ci informa che il Paggi ha portato via il cannocchiale di Fraunhofer di 108 mm per riportarlo dopo qualche giorno con le riparazioni eseguite. Sulla rivista del Vimercati (vol.X, p. 45), parlando della sua macchina elettrostatica, il p. Cecchi così scrive : "Una macchina di questo genere fu costruita dall'abile artista Giustino Paggi...". Di Giustino Paggi presso l'Osservatorio sono conservati un barometro di Fortin (un altro molto simile proviene quasi sicuramente dalla sua officina che si trovava in via Martelli 7), un termometro a mercurio, ed un sismografo progettato dal Cecchi. Altri strumenti di Paggi si trovano al liceo Cicognini di Prato (un bel barometro di Fortin ed un anemometro a scodelle di Robinson), al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze (un galvanometro tipo Nobili), all'Osservatorio Valerio di Pesaro (una bussola di inclinazione). Le ultime notizie di Giustino Paggi si hanno dal p. Giovannozzi che annota che egli è intervenuto il 6 gennaio 1889 alla cerimonia di inaugurazione del "Gabinetto sismologico Filippo Cecchi" presso l'Osservatorio Ximeniano.
Sempre nel già citato articolo della rivista del Vimercati il p. Cecchi così continua : "Un'altra macchina di questo medesimo genere è stata costruita dall'abile artista sig. Luigi Pelli di Firenze...".
Luigi Pelli nacque a Firenze intorno al 1830. Studiò matematica e fisica a svolse per un certo tempo attività didattica scrivendo testi scientifici scolastici pubblicati probabilmente a Firenze. Partecipò alla guerra di indipendenza del 1859 dove fu pluridecorato e diventò ufficiale effettivo. Si coniugò con Giustina Leoni, originaria del Casentino, quindi, stabilitosi a Firenze, vi aprì un'officina di strumenti di precisione, che nel 1847 aveva la sede alla barriera delle Cure, viale Militare n°12. Tra il 1860 ed il '70 partecipò a numerose esposizioni meritando premi. In particolare si occupò di motori termici conseguendo un brevetto su "un motore a gas carbonico". Sulla produzione della sua azienda esisteva anche un catalogo. Da Firenze si trasferì a Viareggio dove fondò e gestì una "Scuola di Arti e Mestieri". Morì verso il 1900. Quasi sicuramente il costruttore Ferdinando Pelli di Viareggio era un suo familiare. Di Luigi Pelli si conservano, al liceo Machiavelli di Lucca una cassettina di tubi fosforescenti, un alambicco di Salleron e due pile di Grenet.
Di elevato spessore scientifico, anche se di scarsa consistenza numerica, fu l'attività di Tito Gonnella, professore di "Matematiche e Meccaniche" presso l'Accademia di Belle Arti di Firenze ed in seguito di "Algebra Superiore" al liceo Dante. Tito Gonnella nacque a Livorno nel 1794 ma visse e lavorò esclusivamente a Firenze ; la sua morte avvenne nella seconda metà del secolo scorso, non conosciamo l'anno. Nel 1824 costruì un modello di planimetro di nuova concezione, di cui dette la descrizione in una memoria pubblicata nell'Antologia (n° 52, anno V, vol. XVII, aprile 1825) e successivamente, ed in forma più completa, nei suoi "Opuscoli matematici" (1841). Lo strumento, presentato all'Esposizione Universale di Londra del 1841, ottenne l'ambito premio della Council Medal. Un altro suo contributo è rappresentato da una macchina addizionatrice, funzionante "a tastiera", costruita in due esemplari e descritta in un opuscolo del 1859. Un esemplare è attualmente conservato nel Museo di Storia della Scienza di Firenze. Il Gonnella è principalmente ricordato per il suo telescopio catadiottrico, le cui caratteristiche furono esposte dall'autore nell'adunanza fiorentina del 20 settembre 1841 durante la IIIa Riunione degli Scienziati Italiani. Un primo esemplare è conservato presso il Museo di Storia della Scienza, un altro si trova all'Osservatorio Ximeniano. Quest'ultimo esemplare ha una montatura di tipo insolito : è sostenuto dalla stessa cupola girevole, ancora perfettamente funzionante.
Tra i costruttori toscani che hanno operato fuori Firenze quello di maggior spicco è Mariano Pierucci, di origine pistoiese, meccanico nello Stabilimento di Fisica della R. Università di Pisa. Il nome di Pierucci compare una prima volta nel 1844 quando gli viene assegnata la medaglia di bronzo all'Esposizione Toscana. Le sue partecipazioni alle esposizioni sono frequenti ; tra esse menzioneremo quella di Parigi del 1855, l'esposizione italiana del 1861, l'esposizione internazionale di elettricità del 1881, sempre a Parigi. Nel 1865 pubblicò il catalogo degli strumenti di chimica e di fisica costruiti nella sua fabbrica, seguito nel 1870 da un supplemento. E' del dicembre 1893 una fattura del "Laboratorio Pierucci" indirizzata al liceo Machiavelli di Lucca. Il Pierucci fu in particolare costruttore di buoni strumenti di acustica e di elettromagnetismo. Presso il liceo Cicognini di Prato si trovano una sirena di Cagnard de La Tour ed una serie di tubi sonori con camera di distribuzione. Altri suoi strumenti di acustica sono presenti in varie collezioni scolastiche della Toscana. All'Osservatorio Valerio di Pesaro si trova un galvanometro di Nobili con la sua firma, al liceo Forteguerri di Pistoia un telegrafo a quadrante di Breguet.
Al termine di questa rassegna sui costruttori toscani dell'Ottocento, necessariamente incompleta (ad esempio non si è fatto accenno a Caldini, Carraresi, Caselli, Granchi, allo stesso Magrini, a Lorenzo ed a Raffaello Turchini), è opportuno accennare anche a due importanti ditte toscane che commercializzavano strumenti scientifici e didattici : la ditta di Alberto dall'Eco e la Società Tecnica di Ingegneria ed Industria, entrambi con sede a Firenze.
Alberto De Eccher nacque a Mezzolombardo, nella regione di Trento, nel 1842. Studiò fisica a Berlino dove si perfezionò con Gustav Magnus, poi, rientrato in Italia, divenne, verso il 1865, assistente di Luigi Magrini presso il Gabinetto di Fisica dell'Istituto di Studi Superiori di Firenze. Sono di quegli anni alcuni suoi lavori sopra le macchine elettrostatiche, pubblicati sulla rivista "Il Nuovo Cimento". Nel 1866 è nominato aiuto alla Cattedra di Fisica dell'Istituto di Studi Superiori, nel 1867 diventa professore di chimica e di fisica nel liceo Galilei di Firenze, dove una lapide ancora oggi ricorda la sua apprezzata attività di docente. Da sempre fervente patriota egli italianizzò il suo cognome in Dall'Eco ed è con questo nome che fu ufficialmente costituita verso il 1870 la sua "Officina di Apparecchi Scientifici", con sede prima in via Principe Eugenio 5 (oggi viale Matteotti) ed in seguito in via Giotto 2 bis. La ditta fu attiva nel campo civile e soprattutto in quello degli strumenti didattici, producendone e specialmente rivendendone di fabbricazione estera. Essa riforniva i gabinetti di fisica, di chimica e di storia naturale di molti istituti italiani. Anche presso il liceo Cicognini di Prato sono presenti diversi apparecchi di Dall'Eco. Nel 1894 Dall'Eco si unì in società con Giorgio Santarelli, al quale poco tempo dopo lasciò la proprietà e la direzione dello stabilimento. Il Dall'Eco, dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, passò gli ultimi suoi anni nel paese natale dove morì nel 1925.
Il successore di Dall'Eco, l'ingegnere elettrotecnico Giorgio Santarelli, era nato a Roma nel 1847. Egli si specializzò a Liegi nell'istituto di studi superiori fondato dall'inglese Joseph Montefiore. Tornato in Italia lavorò dapprima a La Spezia per la Marina Militare, quindi a Firenze nella ditta Dall'Eco. Anche il Santarelli commercializzò con etichette proprie strumenti acquistati prevalentemente all'estero. Molte collezioni didattiche della Toscana, tra cui anche quella del liceo Cicognini di Prato, possiedono strumenti Santarelli, in particolare di elettrotecnica. Nel 1911 Santarelli si ritirò dagli affari e la sua ditta venne assorbita dalle Officine Galileo. Ancora per diversi anni le Officine Galileo continuarono a vendere strumenti con l'etichetta di Santarelli.
La Società Tecnica di Ingegneria ed Industria, con sede in Borgo de' Greci 10 bis, operò a partire dagli anni 1870 diretta da Guido Vimercati. L'ingegnere Vimercati nato nel 1847, fu professore presso la scuola tecnica fiorentina Leon Battista Alberti (oggi Istituto Tecnico Duca D'Aosta) e direttore dal 1902 della scuola medesima. Nel 1869 fondò la "Rivista Scientifico-Industriale delle principali scoperte fatte nella Scienza e nell'Industria" e dal 1904 fu vicepresidente della Camera di Commercio di Firenze. La sua Rivista, che uscì mensilmente per oltre 20 anni, aveva insigni collaboratori come Angelo Secchi, Pietro Marangoni, Alberto Dall'Eco, Francesco Denza ed Alessandro Serpieri, e trattava in forma di rigorosa divulgazione i principali argomenti scientifici e tecnologici dell'epoca. La Società Tecnica commercializzava strumenti didattici di chimica, fisica, astronomia e meteorologia, e collezioni di scienze naturali e di mineralogia. Gli strumenti erano di bella fattura, in buona parte di provenienza francese ed inglese ed il catalogo aggiornato e bene illustrato. La Società riforniva diversi istituti universitari, licei e scuole tecniche e professionali, tra cui, oltre al liceo Cicognini di Prato, i licei Dante di Firenze. Forteguerri di Pistoia e la Scuola Normale di Firenze.

NOTE

1. E. Borchi, R. Macii, I costruttori inglesi di strumenti astronomici, geodetici e topografici, in L'Universo, vol 77, pp. 260-274, 1997.
2. P. Brenni, I costruttori stranieri di strumenti scientifici nelle collezioni italiane, in Strumenti di Fisica e Cultura Scientifica nell'Ottocento in Italia, convegno nazionale (a cura di E. Borchi, R. Macii, F. Vetrano), pp. 103-110, Lucca, 1991.
3. J.A. Repsold, Zur Geschichte der astronomischen Messewerkezenge, 1. Band: von Purbach bis Reichenbach, leipzig 1908.
4. A. Zancan (a cura di), Tecnomasio, vicenda di un'impresa elettromeccanica, Milano, 1988.
5. E. Borchi, R. Macii, Gli strumenti di Ignazio Porro, in l'Oroptero, XII, vol. 1, pp. 5-8, 1997.
6. E. Borchi, R. Macii, Angelo Salmoiraghi, in l'Oroptero, XII, vol. 2, pp. 5-8, 1997.
7. G. Martinez, Notizie sulla vita della e nella Galileo, Firenze, 1950.
8. M. Ceriana-Mugneri, P. Quarati, R. Spallone, Jest a Turin, Torino, 1995.
9. M. Galloni, Scientific Instruments Makers Working in Piedmont in the 18 th and 19 th centuries, in Proceeding of the 11th International Scientific Instruments Symposium (a cura di G. Dragoni, A. Mc Connell e G. L'E. Turner), pp. 231-235, Bologna 1994.
10. E. Miotto, G. Tagliaferri, P. Tucci, La strumentazione nella storia dell'Osservatorio astronomico di Brera, Milano 1990.
11. P. Brenni, M. Misiti, Costruttori italiani di strumenti scientifici del XIX secolo, in Nuncius 1, pp. 141-184, 1986.
12. A. Naletto, D. Magnanini, L'importanza dell'insegnamento della fisica in un liceo veneziano del XIX secolo, in Strumenti di Fisica e Cultura Scientifica nell'Ottocento in Italia, convegno nazionale (a cura di E. Borchi, R. Macii, F. Vetrano), pp. 47-55, Firenze, 1997.
13. A. Parisini, Cataloguing and Historical Research: An Example of the activity of the Museo Laboratorio Aldini Valeriani, in Proceeding of the 11th International Scientific Instruments Symposium (a cura di G. Dragoni, A. Mc Connell e G. L'E. Turner), pp. 207-212, Bologna 1994.
14. Il gabinetto di fisica dell'Università di Urbino: la sua Storia, il suo Museo, a cura di F. Vetrano, Roma, 1996.
15. R. Mantovani, Il filo del tempo: l'antico laboratorio fisico, Instrumenta selecta, Alatri, 1994.
16. A Coppola, Strumenti geodetici e topografici dell'Opificio meccanico Spano in Napoli, in L'Universo, 78, pp. 255-270, 1998.
17. E. Borchi, R. Macii, Gli strumenti di Leonardo Ximenes, in corso di pubblicazione.
18. G. Dragoni, G.B. Amici: il microscopio a riflessione . Anticipazioni storiche, caratteristiche tecniche, in Giornale di Fisica, 29, pp. 141-167, 1988.
19. A. Mandrino, G. Tagliaferri, P. Tucci, Gli strumenti astronomici di Amici a Milano, in Giornale di fisica, 29, pp. 169-176, 1988.
20. Leopoldo Nobili e la cultura scientifica del suo tempo, a cura di G. Tarozzi, Bologna, 1985.
21. E. Borchi, R. Macii, Tito Gonnella, inventore nella Firenze dell'800, in Strumenti di Fisica e Cultura Scientifica nell'Ottocento in Italia, convegno nazionale (a cura di E. Borchi, R. Macii, F. Vetrano), pp. 103-110, Firenze, 1997.

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