Elettromagnetismo
Sebbene le proprietà dell'ambra e della magnetite fossero conosciute
fino dall'antichità, la formulazione dell'elettromagnetismo come dottrina
scientifica e relativamente recente. Uno dei primi trattati sistematici e
il De magnete (1600) di William Gilbert (1544-1603).
La riduzione delle azioni elettriche a forze "a distanza" di tipo
newtoniano ha avuto luogo nel XVIII secolo attraverso una lunga attività
di pensiero che va da John Canton (1718-1772), Benjamin Franklin (1706-1790),
Giovanni Battista Beccaria (1716-1781), a Franz Ulrich Theodor Aepinus (1724-1802),
Henry Cavendish /1731-1810), Charles Augustin de Coulomb (1736-1806) ed Alessandro
Volta (1745-1827). Furono introdotti i concetti di fluidi elettrici imponderabili,
carica, capacità, potenziale. In analogia alla teoria della gravitazione
furono sviluppate l'elettrostatica e la magnetostatica, specialmente dai fisici
della scuola laplaciana, Simeon Denis Poisson (1781-1840) e Jean Baptiste
Biot (1774-1862).
L'invenzione della pila da parte di Volta (1800) apri nuove prospettive. La
scoperta di H. C. Oersted (1777-1851) nel 1820 fu il primo passo per l'unificazione
delle teorie elettriche e magnetiche. All'opera di André Marie Ampére
(1775-1836) seguirono quella di Leopoldo Nobili (1784-1835) e specialmente
di Michael Faraday (1791-1867) che, con la scoperta dell'induzione elettromagnetica
(1831), dette la risposta ai grandi interrogativi nati dopo l'esperienza di
Oersted. Attraverso 1'opera di Wilhelm Weber (1804-1891), F. E. Neumann (1798-1895),
William Thomson (1824-1907) e specialmente James Clark Maxwell (1831-1879)
la teoria classica dell'ettromagnetismo fu portata alla sua formulazione finale.
Nel Treatise of Electricity and Magnetism (1873) di Maxwell furono esposte
le equazioni che regolano, nello spazio e nel tempo, il campo elettromagnetico,
furono introdotte le correnti di spostamento, postulate le onde elettromagnetiche,
unificate le discipline dell'elettromagnetismo e dell'ottica. Le onde elettromagnetiche
furono rivelate sperimentalmente alcuni anni dopo (1887) da Heinrich Hertz
(1857-1894) mentre il nascente campo della fisica delle particelle cariche
e della radiazione elettromagnetica fu studiato, insieme alle connessioni
tra meccanica ed elettromagnetismo da H. A. Lorentz (1853-1928), Max Abraham
(1875-1922), Joseph Larmor (1857-1942), Wilhelm Wien (1864-1928), John Henry
Poynting (1852-1914), J.J. Thomson (1856-1940), Konrad Roentgen (1845-1923)
ed altri.
La disciplina dell'elettromagnetismo si e rivelata la più feconda di
suggestioni e di risultati. Sul piano teorico la teoria della relatività
ha confermato l'esattezza della struttura formale delle equazioni di Maxwell,
mentre il problema del corpo nero ed il dualismo onda-corpuscolo sono stati
all'origine della teoria dei quanti nella prima decade del '900. Più
tardi la quantizzazione del campo elettromagnetico ha servito come modello
per la più generale teoria dei campi. Sul piano applicativo la storia
dello sviluppo tecnologico dell'800 e del '900 e strettamente legato alle
invenzioni di natura elettromagnetica. In particolare le macchine magneto-elettriche,
la dinamo, il campo magnetico rotante, il telefono, il telegrafo, la tecnologia
nel campo dell'elettrotecnica e delle onde elettromagnetiche sono legati ai
nomi di Werner von Siemens (1816-1889), Antonio Pacinotti, (1841-1912), Zenobe
Gramme (1826-1901), Galileo Ferraris (1847-1897), David Edward Hughes (1831-1900),
Nikola Tesla (1856-1943), John Hopkinson (1849-1898), Alexander Graham Bell
(1847-1922), Augusto Righi (1850-1920), Guglielmo Marconi (1875-1939).
Nei Gabinetti di Fisica degli Istituti Scolastici Superiori si trovano sempre
numerosi strumenti di elettromagnetismo. In primo luogo perché tale
disciplina è stata argomento preminente di ricerca per tutto il secolo
passato, in secondo luogo perché, come si è detto poco sopra,
la ricaduta sulla vita sociale è stata enorme.
I Gabinetti di Fisica contengono sempre macchine elettrostatiche e bilance
di Coulomb, pile di Volta e resistenze campioni, ma soprattutto modelli di
motori elettrici e di dinamo, spesso simili a giocattoli, quasi sempre da
utilizzare per scopi dimostrativi.
Significativa è anche la presenza dei tubi di scarica, i tubi di Geissler,
di Crookes e più tardi di Röngten e di Thomson, che all'epoca
rappresentavano gli strumenti più efficaci per studiare la struttura
della materia, e , su un versante diverso, la presenza degli apparecchi di
Tesla, di Hertz, di Marconi per l'indagine delle onde elettromagnetiche.
Da segnalare infine la vasta categoria degli strumenti per misure elettriche,
galvanometri, elettrometri, voltmetri, che in molti Gabinetti di Fisica di
Istituti Scolastici sono presenti con esemplari molto raffinati, certamente
ad indicare che, oltre alla consueta attività didattica, veniva svolta
una pregevole attività di ricerca.