Lampada Drummond
In alcune sorgenti luminose, anziché ricorrere direttamente alla combustione di una sostanza, si approfitta del calore sviluppato nella combustione stessa per rendere incandescente un corpo introdotto nella fiamma, come ad esempio un cilindretto di ossido di calcio. Il gas di illuminazione viene inviato sul cilindretto insieme con l'aria (o meglio con ossigeno puro) per mezzo di un cannello ossidrico. Nel punto dove il dardo della fiamma batte sopra il cilindretto, questo, reso incandescente, risplende di luce vivissima. Una lampada di questo genere si chiama lampada di Drummond*. Nel caso presente due rubinetti regolano rispettivamente l'efflusso del gas di illuminazione (o dell'idrogeno) e dell'aria (o dell'ossigeno). Girando un'asticella che comanda due ruote coniche dentate, si fa ruotare il cilindro di calce (infilato davanti all'uscita comune dei due condotti dei gas) in modo da cambiare di volta in voga il punto sottoposto al dardo della fiamma.
*Drummond, Thomas [1797-1848] ingegnere inglese, noto per la scoperta (1820)
di una sorgente di luce bianchissima ottenuta con il cannello ossidrico,
proiettando il dardo della fiamma, formata da un miscuglio di idrogeno e
di ossigeno, sopra un pezzo di calce viva. Prima dell'uso dell'illuminazione
elettrica, tale sistema si utilizzava nei fari, nelle grandi piazze, etc.